INTERVISTA MILANESE A JAMES HETFIELD

'SONO UN UOMO FORTUNATO'

MILANO (da Sky.it). Sono le 21 dell'anno del Signore 2009, addì 22 di giugno quando le note di Ectasy of Gold di Ennio Morricone annunciano che l'ora fatale sta per giungere. I metallica sono pronti a salire sul palco per la prima delle due date italiane del loro tour (l'altra è a Roma il 24 giugno 2009). E' sold out da mesi. E dire che erano stati in Italia un anno fa, a Bologna. Ma con loro non è mai una questione di tempo. La band di Los Angeles fa registrare il tutto esaurito ovunque. Qualche ora prima, a las cinco de la tarde, abbiamo incontrato, nei camerini, James Hetfield, voce e chitarra del gruppo. TUTTO SULLE DATE DI MILANO e ROMA

Lei è un uomo fortunato. Lo so. Ma un sogno irrealizzato lo avrà. La mia vita è un sogno. E la mia famiglia è il coronamento del sogno. Ho tre tre figli, di 11, 9 e 7 anni, e una moglie splendida, Francesca, che è argentina. Quando non sono in giro per il mondo, e per altro spesso mi seguono, adoro trascorrere i venerdì sera con loro sul divano, a mangiare la pizza e a guardare la televisione. La vita normale di un uomo la cui band ha venduto oltre 100 milioni di album ed è nella Hall of Fame del Rock. E' stato bellisimmo. Per festeggiare il riconoscimento abbiamo organizzato una festa alla House of Blues di Cleveland. C'erano tutti quelli che hanno lavorato con noi, compresi i turnisti. E molti amici. Tra gli altri Ron Wood, Jimmy Page, Fly, Jeff Beck e Jimmy Perry. E’ stato da brividi sentire suonare tutta questa gente. La serata è andata in televisione ed è stata registrata, mi piacerebbe diventasse un dvd. State facendo l'ennesimo tour da tutto esaurito. E’ un tour impegnativo che segue un album che è andato bene, Death Magnetic. Le fondamenta le abbiamo poste col precedente St. Anger. Parte delle luci sono inchiodate a delle bare, richiamano la cover di Death Magnetic. Rappresentano nascita e morte. La cassa da morto segna la fine ma c’è quel taglio sulla cover del disco che richiama l’organo genitale femminile che è strumento di vita. Il palco è ventrale, come un ring. E' una idea nata per caso. Abbiamo fatto un concerto clandestino che era la prova ufficiale del tour. Il palco era basso e noi avevamo il controllo della situazione. Quella situazione l'abbiamo tradotta nel tour con tutti gli aggiustamenti necessari. Qualche fan si lamenta che il videogioco Guitar Hero ha un suono migliore di Death Magnetic, molto duro. Non so che dire. Anzi una cosa la dico: non abbiamo mai remixato nulla e quindi non lo facciamo neanche stavolta, Death Magnetic resta così. E' straordinaria la forza di Guitar Hero: i nostri figli arrivavano a casa e ci dicevano che avevano conosciuto i grandi del rock anni Settanta attraverso il gioco. Quando ci hanno contattato è stato naturale accettare. State lavorando a qualcosa di nuovo? Niente di particolare ma andiamo in giro con una tuning room perché le idee sono nell’aria e vanno acchiappate. Proseguirà la collaborazione con Rick Rubin come produttore? Probabilmente. Sa creare una tensione positiva. Oltreché un produttore è un maestro. Iniziate ogni concerto con Ecstasy of Gold di Morricone. Lo avete mai conosciuto? Purtroppo mai. Quando gli abbiamo inviato la nostra versione del suo componimento speravamo quasi che ce la correggesse, che ci muovesse qualche osservazione. E invece ha detto che gli andava bene così. Da una parte ne siamo stati felici dall'altra meno perché confidavamo in un incontro. Ogni sera è diversa, per luogo, gente, stimoli, sensazioni... Molti dicono che il pubblico si percepisce dall'atmosfera. Io dico che la differenza la fa l'odore (usa proprio la parola smell, ndr). In Italia prevale l'aglio, in Polonia la carne di maiale, negli Stati Uniti quell'odore di fast food e nelle altre nazioni è ancora diverso. Tutta qui la differenza? Beh, no. Contano pure l’educazione e la cultura: in Giappone ti accolgono come stessero pregando e alla fine applaudono compostamente, quasi senza far rumore. Recente in Olanda c’era un pubblico con un look non proprio da Metallica eppure conoscevano ogni singola parola di ogni canzone.

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