TRA THRASHERS E POSEURS
METALLICA, LE PAGELLE DEL LIVE A MILANO

10- L’ACCOPPIATA FIGHT FIRE-MASTER. Culmine di una serata d’acciaio è stato il tellurico binomio piazzato nella seconda metà della serata. Un attacco a briglie sciolte che ha mandato in delirio i fans di vecchia data, quelli più veri e puri: i true metallers che hanno acquistato il biglietto prevalentemente per godersi i vecchi classici immortali, pur sapendo che questi sarebbero stati limitati a numero esiguo. FFWF è velocissima, grezza, diretta. Master la solita esplosione elaborata di potenza, tecnica e atmosfera. Gioielli.

9
- I METALLICA SEMPRE IN GRAN FORMA. E’stato detto e scritto infinite volte, all’unanimità: in sede live, i Metallica sono sempre una garanzia. Merito di un repertorio enciclopedico e di una professionalità gigantesca, che ha permesso al combo di Frisco di elettrizzare i propri fans anche negli anni difficili degli album hardrock. Anche a Milano la regola è mantenuta appieno: spettacolo magistrale, a cominciare dalla voce e dal feeling di James Hetfield, gigante del palco. Persino Lars Ulrich, talvolta accusato di anteporre le goliardate alla tecnica on the road, appare concentrato e preciso, più che a Bologna lo scorso anno. Kirk Hammett è sempre il solito guitar hero taciturno e impeccabile: non si perde in chiacchiere e pagliacciate, sta al suo posto quasi nell’ombra e fa parlare solo la sua chitarra. L’apporto di Robert Ttujillo è, invece, pesantissimo anche dal punto di vista visivo: la sua spinta energica dà una marcia in più alla formazione californiana.

8
- I PEZZI ‘NUOVI’.
Che ‘Death Magnetic’ sia un ottimo album lo abbiamo scritto e riscritto all’infinito. Pezzi come ‘All Nightmare Long’, ‘that Was Just Your Life’ e ‘My Apocalypse’ possono benissimo figurare accanto ai vecchi classici ottantiani, l’abbiamo precisato fin dalla primissima recensione del disco. A Milano c’è stata la conferma di ciò: veloci, potenti, coinvolgenti, i pezzi nuovi hanno eccitato il pogo e le tribune mescolandosi alla perfezione con le varie ‘Master Of Puppets’ e ‘Seek & Destroy’. Erano anni che nuovi brani della band non riscontravano un simile gradimento, segno della ritrovata ispirazione musicale e del fruttuoso ritorno alle sonorità più caratteristiche del combo americano.

7
- LA SCALETTA.
Non ci si poteva attendere, come detto, una pioggia di classiconi come nello show bolognese di 11 mesi fa. Per questo la scaletta va giudicata più che soddisfacente: era scontato e necessario dare ampio spazio a ‘Death Magnetic’, spazio riempito alla grande. Per il resto la scelta dei classici è stata limitata: non si può rinunciare alle hit del Black Album perché gran parte della folla è li solo per quelli; non si può rinunciare a ‘Master’, ‘One’ e ‘Seek’ perché i true metallers farebbero la rivoluzione. In loro onore arriva il tornado di ‘Fight Fire…’ e la chicca di ‘Trapped Under Ice’. Magari in molti avrebbero fatto a meno della carina ‘The Memory Remains’ per fare spazio a qualche leggenda che è davvero impossibile escludere: ‘For Whom The Bell Tolls’ e ‘Creeping Death’ no, per favore, non le potete eliminare! Anche le cover hanno lasciato qualche dubbio: chi sognava qualche pezzo dei Motorhead o le classiche ‘Am I Evil?’ e ‘So What?’ dovrà attendere la prossima discesa italica della band di Hetfield e Ulrich.

6
- IL PUBBLICO DEL DATCH FORUM.
Il voto 6 è una sufficienza politica. Alla folla che ha pogato in platea va un 8 pieno: energia, passione, metallo allo stato puro. I veri metallari che si sono accomodati in tribuna, ahiloro, avrebbero voluto gettarsi di sotto nei momenti di massima adrenalina, per sfogare tutta la loro eccitazione. Non è un voto più alto perché c’è stato qualche malore e, nel finale, anche una rissa ‘vera’: non è il caso, in una festa del genere. Al pubblico che, sulle tribune, si esaltava per i pezzi brillantinati degli anni ’90, va un 2 di cuore e un capitolo a parte in questa analisi voto per voto. Non si discutono i gusti, ognuno è libero di preferire la canzone che vuole. E ognuno è libero di definire poser chi si esalta per ‘Sad But True’ e resta immobile in ‘Fight Fire With Fire’.

5
- L’ATTESA PER I METALLICA.
L’attesa è stata davvero snervante. Bravi i Mastodon (troppo statici però), bravissimi i Lamb Of God, per carità… ma eravamo tutti lì solo per i Four Horsemen, e finchè non è partita ‘The Ecstasy Of Gold’ è stata solo una lunga attesa col groppo in gola! E parla uno che i Metallica li aveva già assaggiati a Bologna, non un ‘debuttante’ qualsiasi!

4
- LE ESCLUSIONI ‘PESANTI’.
Ne abbiamo già fatto cenno: ‘Creeping Death’ è da anni l’opener classica, non la si può eliminare di sana pianta dalla scaletta! Ok lasciare spazio ai pezzi del nuovo disco, ma escludere così un grosso calibro di questa portata mi sembra eccessivo. Stesso discorso per ‘For Whom..’, un altro brano straordinario che non era mai mancato. E che dire di ‘The Four Horsemen’, l’inno di battaglia della band? Queste tre sono le esclusioni più evidenti, poi sta a ognuno citare le varie ‘Battery’, ‘Whiplash’ e ‘Blackened’ di turno. O semplicemente constatare che cambiare soluzioni, ogni tanto, rende ancora più affascinanti i pezzi maggiori, da attendere con ansia la prossima volta!

3- I VENDITORI AMBULANTI. Hanno torturato le orecchie (e i maroni) della gente per tutto il preconcerto: sotto il sole battente, in fila chilometrica per accedere al Datch Forum, tra la stanchezza per la giornata lavorativa e la tensione per la serata di metallo: loro insistevano imperterriti con i loro ‘acquaebirra fresche, ragazzi, acquaebirra, acquebbì!!’. Davvero insopportabili. Come i venditori di magliette: non potevi fermarti ad osservare una t-shirt appesa che ti ritrovavi circondato da due, tre venditori che ti mettevano in mano una maglietta chiedendoti ‘la vuoi, 15 euro! Che taglia vuoi? Ti piace?’. Ossessivi fino alla paranoia.

2
- I POSER DA ‘BLACK ALBUM’.
Li tartasserò fino alla fine, con la crudeltà che si meritano. Gente sulla tribune che impazziva per ‘Enter Sandman’ e ‘Sad But True’, probabilmente le uniche canzoni dei Metallica che conoscono. Facile e ‘alla moda’ ascoltare il Black Album, vero? Mi diranno: anche giù, in platea, queste canzoni erano seguite con pogo e energia. Certo, ma quel pogo diventava ancora più terrificante in ‘Master’, in ‘FFWF’. Chi invece saltava, si abbracciava e si faceva foto sorridenti in ‘Sad But True’, e li ho osservati bene, se ne stava educatamente seduto durante le irascibili scosse ruggenti degli Eighties. Ho visto ragazzi girarsi verso le gradinate superiori, sempre in ‘Sad But true’, e incitare la folla ad esaltarsi con loro. Con mia enorme soddisfazione devo annotare che non pochi metallers ‘veri’ hanno risposto loro alzando il dito medio e urlando a squarciagola, pochi minuti dopo, i ritornelli delle killer tracks d’annata! (ed io ero naturalmente tra quegli eroi, ndr).

1
- LE MAGLIETTE OSCENE.
Ho visto di quelle t-shirt orripilanti. Patacche clamorose, su tutte un modello di maglietta di ‘Kill’Em All’ con lo sfondo che invece di essere bianco era grigio scuro. Non paghi di ciò, i fenomeni che le indossavano non si curavano del colore di base dell’orrendo capo di abbigliamento, non un canonico nero ma dei vomitevoli viola prugna e verdone diarrea. Un’offesa alla dignità e al decoro visivo! Per non parlare di chi girava con le magliette di ‘Load’, ‘Reload’ e ‘St Anger’. Attirati dalla scritta ‘Metallica’, si sono accaparrati il capo senza sapere a quale album fosse riconducibile, o peggio ancora felici di portare il logo del loro disco preferito. Come se i Metallica fossero quelli di ‘Load’. Meglio fare delle lezioni di storia del rock prima di accettare certi babbuini di fronte ai Cavalieri dell’Apocalisse!

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