
PROMESSE MANTENUTE. L'avevano detto, Lars e James: i Metallica sarebbero tornati allo stile del thrash anni '80, da loro stessi creato ai tempi di Kil'Em All e poi perfezionato con i tre capolavori successivi. In particolare, i due thrashers parlavano di un sound a metà tra 'And Jusice For All' ed il 'Black Album', che è heavy e di thrash ha pochissimo: a caldo però 'Death Magnetic' sembra più un incrocio tra 'Justice..' e 'Kill'Em All', addirittura. Del primo prende la tecnica e la robustezza del sound, del secondo la folle ritmica del thrash serrato e sparato.
AMARCORD. Disco in pieno stile anni 80: 10 canzoni lunghissime (8 minuti in media) ricche di cambi di tempo e ritmo, diversificate nelle atmosfere al loro stesso interno. La quarta song (come su 'Ride..', 'Master..' e 'And Justice'), 'The Day That Never come', è un lento; la penultima è solo strumentale (altro punto in comune con gli album ottantiani) con ripetuto riff iniziale e straordinaria parte melodica centrale, completamente diversa, prima del ritorno al refrain iniziale. Manca la title track (di solito era la traccia numero 2), che però viene citata nella conclusiva 'My Apocalypse', un trionfo di metallo rovente. 'The Unforgiven III' è il sequel dei due capitoli precedenti, risalenti però agli anni '90. In realtà somiglia poco, musicalmente, ai predecessori, che erano molto simili tra loro.
REGISTRATORI. Cinque anni di lavoro e composizione per partorire un album da lustrarsi gli occhi: 5 anni in cui i Metallica hanno scritto e registrato riff praticamente ovunque. Ogni singolo riff è stato registrato, e spesso chiamato col nome della città in cui la band si trovava. Robert Trujillo ha dichiarato che 'basta che James imbracci la chitarra perchè produca qualcosa di interessante'. Il bassista ha aggiunto che la mole enorme di riff registrati è stata via via perfezionata e ridotta fino a scegliere il meglio di tutto quanto è stato scritto, per fare confluire in 'Death Magnetic' il lato migliore di quello che sono i Metallica oggi.
PARENTESI. Distante anni luce dai vari Load, Reload e St Anger, 'Death magnetic' è una svolta epocale che chiude finalmente la parentesi poco rispettabile della band: prima c'era il periodo d'oro (1981-1996) e il periodo di declino (1996-2003), adesso grazie a 'Death...' il periodo di declino viene rinchiuso in una parentesi che non lascerà traccia nella storia dei metallica, sempre grandi e degni della leggenda che portano a nome.
RIVINCITA. Per chi ha sofferto per anni ripensando a Reload. Per chi soffriva all'udito d quella pseudo batteria che faceva squallore in St Anger. Per chi ha ascoltato all'infinito Master Of Puppets convincendosi che 'QUESTI sono i veri Metallica'. Per chi mai avrebbe immaginato di riascoltare i Metallica suonare del thrash come ai tempi belli: Death Magnetic è un regalo per tutti coloro che hanno sempre avuto a cuore la band di Frisco, appoggiandola con passione anche quando la massa sputava parole come 'venduti' o 'finiti', 'caricature di se stessi' e altre cazzate così.
TECNICA. I riff allucinanti squarciati dalla chitarra di Kirk sono una nota straordinaria per ogni metalkid. Hammett traccia scariche elettriche allucinanti più che ai bei tempi, roba grossa, complessa, protratta: una goduria, soprattutto pensando che in St Anger non c'era un assolo che fosse mezzo. E anche la batteria è una chicca: salutato il fustino di rame di St Anger, Lars torna a battagliare con energia dispensando doppia cassa in quantità, lui che non ne ha mai fatto un uso particolare. I nuovi Metallica sono questi. I Maestri sono tornati, e non ce n'è più per nessuno.
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